CS TANTI SU MEDICINA NUCLEARE
Medicina nucleare “C’è la nuova pet ma mancano i medici per farla funzionare.
Esami oncologici al palo.
Se è vero che l’aslona non ci mortifica, allora che questo reparto torni unità complessa, riferimento per tutta la sud-est, altrimenti è un altro schiaffo al San Donato”
“In medicina nucleare oggi ci sono due soli medici, pochi mesi fa ve ne erano quattro e l’impegno risalente alla primavera scorsa era di portare il numero dei medici in quel reparto a cinque. Quindi da quattro a cinque era l’impegno, mentre la realtà è da quattro a due. Senza voler entrare nella storia della medicina nucleare di Arezzo che si è vista declassata, ingiustamente e senza ragione, nel 2015 da unità complessa a unità semplice e senza voler sottolineare che in questo momento in ospedali dell’area vasta con un bacino di utenza assolutamente più contenuto rispetto al San Donato ci sono più medici a riferimento, quello che la città di Arezzo pone sono le solite due domande. Prima domanda: se un reparto strategico nella risposta di salute e di sanità come quello della medicina nucleare passa da quattro a due medici nel giro di dieci mesi, è possibile mai che questa criticità che ricade tutta sulle spalle nei professionisti e dei cittadini passi decisamente inosservata tanto che a livello organizzativo nessuno si pone il problema? Seconda domanda: nel 2005 grazie al Calcit la medicina nucleare di Arezzo fu dotata di un macchinario assolutamente all’avanguardia che permise di fare di questo nostro reparto il punto di riferimento per la Toscana; con l’avvento dell’aslona si è determinato il declassamento della nostra medicina nucleare a cui è seguita una telenovela della sostituzione e del macchinario a seguito di un bando Estar che per diventare efficace ha impiegato ben 22 mesi. Finalmente nel gennaio 2021 arriva ad Arezzo una nuova pet, macchinario anche in questo caso straordinariamente all’avanguardia e la risposta organizzativa è che il numero di medici deputati a utilizzarla che sarebbe dovuto passare da quattro a cinque, passa da quattro a due. Preme ricordare che la conseguenza di questo è un rallentamento in tutta quella filiera di esami riconducibili alla risposta oncologica già fortemente attenzionata dopo il blocco della ordinarietà determinato dalla pandemia. A questo si aggiunge lo spreco di risorse umane ed economiche che vedono la circostanza di un macchinario al top poco utilizzato per la mancanza di personale necessario a metterlo a valore per la città. E’ quindi molto difficile capire perché in una logica di aria vasta non sia emersa la necessità, o meglio l’opportunità, di valorizzare Arezzo come riferimento della medicina nucleare, anziché assistere imbelli ad un depotenziamento di personale che a sua volta è un depotenziamento del servizio, e che pare mostrare ancora una volta, numeri alla mano, che se il San Donato perde i pezzi, quello che per noi è un problema per la sud est diventa un’opportunità per dislocare ancora una volta utenza verso le Scotte di Siena. Le Scotte di Siena infatti ospitano l’unica unità operativa complessa di medicina nucleare proprio da quando nel 2015 grazie all’aslona si decise di togliere questa qualifica alla medicina nucleare del San Donato. mi aspetto non di ricevere spiegazioni, perché quelle ce le diamo da soli, ma di capire quando arriveranno gli altri tre medici al reparto, tenuto conto che il blocco delle assunzioni può essere una ragione laddove si tratta di nuove nomine ma non può essere la giustificazione per il depotenziamento del San Donato. Siccome siamo persone di buon senso e siccome crediamo alla buona fede di chi dice che anche dentro le aslone c’è dignità e opportunità per Arezzo, allora la proposta è rifare della medicina nucleare di Arezzo una unità complessa”.
Arezzo, 12 novembre 2021