CASTIGLION FIORENTINO – Presentato il progetto “Il Sentiero dei Papaveri Rossi”.
Tra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale hanno perso la vita oltre 600 Castiglionesi 16 le postazioni dislocate in tutto il territorio che ricordano le vittime.
di
Angelo Bianconi
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24 Aprile 2021
L’emergenza sanitaria dovuta all’epidemia da Covid-19 ha certamente limitato la presenza delle persone, ma la cerimonia di presentazione del “Sentiero dei Papaveri” , tenutasi questa mattina, ha comunque mantenuto il sentimento di fraterna partecipazione al dolore nei confronti di chi ha perso un congiunto durante i due conflitti mondiali. Il progetto “Il sentiero dei papaveri” nasce, infatti, dalla volontà di valorizzare, conservare e trasmettere la memoria dei caduti durante i due conflitti mondiali nel nostro territorio. “La convinzione che ha mosso il progetto è che la memoria sia indispensabile per consolidare i valori morali e civili di una comunità, che necessita della consapevolezza del proprio passato per costruire collettività e futuro” dichiara l’assessore alla Cultura, Massimiliano Lachi. I giovani castiglionesi che hanno sacrificato la loro vita nella Grande Guerra sono stati 338; nel secondo conflitto mondiale, oltre 100 le giovani vite di soldati morti nei vari fronti, 159 le vittime civili di bombardamenti, mine e granate, 16 i morti per mano tedesca. 600 persone, quindi, 600 castiglionesi. “Questi sono i nostri Papaveri Rossi” continua Lachi che aggiunge “questo il tributo di sangue e distruzione dato da Castiglioni alla guerra”. La città di Castiglion Fiorentino ricorda le sue vittime non solo con il monumento realizzato negli anni ’20 da Delfo Paoletti: ci sono infatti, dislocati nel centro storico e territorio, altre 18 targhe e cippi a ricordo delle vittime dei conflitti. “Il sentiero dei papaveri”, 50 chilometri circa, prende avvio da Palazzo San Michele per snodarsi nel centro cittadino, nelle frazioni e concludersi al monumento dei caduti ai Giardini Pubblici. I pannelli a corredo dei monumenti ricordano il sacrificio dei castiglionesi nella Grande Guerra attraverso le struggenti pagine del diario di Giuseppe Salvemini, nato nel 1897 a Castiglion Fiorentino, partito a 18 anni volontario per il fronte e morto nel 1918. Il suo diario, dal titolo “Con il fuoco nelle vene”, vincitore nel 2015 del prestigioso “Premio Pieve Saverio Tutino”, racconta una vita bruscamente interrotta dal primo conflitto mondiale. Una vita intensa e breve, un diario a tratti spensierato che diventa crudo e carico di minuziose descrizioni man mano che la guerra gli si rivela con tutti i suoi orrori. Si tratta in questo senso di uno dei testi più puntuali ed espliciti di denuncia del massacro di massa, delle fucilazioni e delle esecuzioni sommarie che caratterizzarono l’esperienza di guerra degli italiani. Di particolare interesse per la lettura dei fatti e la redazione dei pannelli del secondo conflitto mondiale, è stato, invece, il diario di Don Angelo Nunziati, bibliotecario e Parroco della Pievuccia, che narra, in modo attento ed emozionante, il triennio ’43-’45 a Castiglion Fiorentino. Il prezioso manoscritto è esposto presso il sacrario di Palazzo San Michele, al cui interno due targhe rendono omaggio alle oltre 600 vittime dei due conflitti mondiali. Strumento fondamentale per la stesura dei pannelli, sono state anche le numerose testimonianze personali, di familiari e amici, che hanno restituito una fotografia inedita e struggente del dramma della guerra. Per il turista di turno che vorrà percorrere l’itinerario potrà, attraverso il QR code visualizzare il percorso su Google Map.