Matteo Martin – Viticultore della Valdobbiadene
– Chi è Matteo Martin?
Allora io sono un ragazzotto di 36 anni nato nella Città di Eleonora Duse la eterna Asolo da Papà italiano e Mamma belga. Sono sempre stato una persona a cui piace la buona cucina, la compagnia giusta e la convivialità. Appassionato di motori e Presidente del Club Nissan Patrol Italiano “Osteria del Patrol” nato con il principio cardine di riunire l’Italia enogastronomica sotto lo sport del fuoristrada.
– Quali sono i tuoi ricordi dei tuoi primi 10 anni di vita e quali sono stati i tuoi giochi?
I miei ricordi da bambino sono stati un po’ contrastati da una madre iperprotettiva, da un papà un po’ assente e da una sorella a cui voglio bene, ma che non ho mai dimostrato abbastanza!
Il gioco era uno solo e categorico! I LEGO, assolutamente onnipresenti.
Poi giocavo con i playmobil, ma erano meno modulari e quindi limitavano la mia creatività.
– Cosa faresti per un mondo migliore?
Per un mondo migliore, secondo me, basterebbe un po’ di uguaglianza intellettuale, la quale non significa limitare le eccellenze e i più bravi che vanno assolutamente incentivati, ma dare delle opportunità a chi ne ha avute meno o nessuna. Penso a un figlio di una famiglia indigente che magari ha doti particolari che non possono essere dimostrate attraverso gli studi per mancanza di risorse dei genitori.
Penso a ciò con l’esempio di Leonardo Del Vecchio, il patron di Luxottica.
Un esempio umano e professionale.
– Quali sono i tuoi hobby e le tue grandi passioni?
Fare escursioni con il fuoristrada, trascorrere del tempo con la giusta compagnia, la musica classica italiana tra fine Barocco e il Rinascimento.
– Che cos’è per te l’amicizia e la famiglia?
L’ amicizia è qualcosa di preziosa cui oggi la parola stessa viene usata a sproposito per esempio nei Social.
La famiglia è la radice, dove parte tutto
dove la persona si forma. Senza Famiglia non c’è società.
– Che rapporto hai con gli animali?
Gli animali sono esseri del pianeta come lo siamo noi e meritano rispetto. Ho una bellissima micia norvegese delle foreste.
Il fatto di trovare nutrimento da alcuni animali deve essere un motivo di rispetto morale e spirituale tale e quale era una volta quando nelle cascine dei contadini il momento della macellazione era un momento quasi di preghiera.
Il Rispetto di questo portava a non sprecare, cosa che ad oggi, essendo una società di consumo, questa cosa non viene più percepita e soprattutto insegnata!
– C’è qualcosa che hai fatto che ricordi spesso? La cosa che ricordo spesso è quando ho baciato mia madre per l’ ultima volta, quando spirò a 42 anni dopo una lunga malattia. Sento ancora il profumo della sua pelle.
– Se non avresti fatto il viticultore cosa avresti fatto? Se non fossi stato Viticoltore mi sarebbe piaciuto fare il Professore di Storia o il Cuoco Professionista.
Qual’è il tuo motto? Il mio motto è “Pax Tibi” letteralmente tradotto Pace a Te.
Saluto cordiale che si usava nella Repubblica Veneziana il quale non metteva nessuno “schiavo” a servizio di alcuno come con la parola Ciao (tradotto S’ciao -Schiavo), ma come con il “Mandi” del Friuli è un augurio di serenità e pace che di questi tempi ne abbiamo veramente bisogno tutti.
– Aggiungi qualcosa che non hai detto in questa intervista: aggiungo solo che questi momenti tribolati devono farci capire i veri valori della vita: la Famiglia, gli affetti e la Comunità che è fatta di persone e famiglie che si devono ritrovarsi e riconciliarsi.
Questa moda del mettere uno contro l’altro è l’ennesimo inganno di chi ci vuole divisi e depressi perché noi Italiani uniti abbiamo regalato al mondo la Bellezza, le Arti, il buon Vino e il Rinascimento.