comune di Arezzo: mozioni e atti di indirizzo in Consiglio Comunale
Consiglio Comunale 27 maggio 2021 / atti di indirizzo e mozioni
Il primo atto di indirizzo, quello di Francesco Romizi e Donato Caporali su Arezzo città green, dopo la discussione avvenuta nella scorsa seduta, non è stato approvato. Le proposte dei due consiglieri riguardavano l’aumento delle zone e degli orari in regime di ztl, l’implementazione delle zone con velocità massima ridotta per favorire la mobilità a piedi e in bicicletta soprattutto intorno alle scuole, il collegamento fra produttori agricoli e zootecnici locali e i sistemi di vendita e commercio, un piano di riqualificazione di periferie e frazioni, un progetto specifico per gli edifici pubblici di proprietà comunale, anche accedendo ai fondi del programma Next Generation EU, l’acquisto di prodotti “verdi” da parte del Comune stesso, la riduzione dei rifiuti e una corretta raccolta differenziata, la difesa del paesaggio e del suolo da nuovi progetti di edificabilità e da infrastrutture ad alto impatto ambientale.
Donato Caporali e Andrea Gallorini, con un atto di indirizzo integrato dal Simon Pietro Palazzo, hanno sollecitato l’adesione del Comune di Arezzo al progetto promosso da Aecom, Ancitel Energia, Cinque International, Comuni di Rieti, Cittaducale, Antrodoco per la promozione di una linea ferrovia con treni a idrogeno fra Sansepolcro e Sulmona. L’adesione di Arezzo diventerebbe funzionale all’allungamento della tratta da Sansepolcro proprio fino al capoluogo. “Un collegamento ferroviario tra Arezzo e Sansepolcro sarebbe un’importante alternativa al collegamento stradale della Orte-Ravenna sempre più oberato dal traffico pesante”. Simon Pietro Palazzo ha sottolineato come occorra dare “mandato al sindaco di seguire l’iter di questa infrastruttura per rendere di nuovo il capoluogo un centro di riferimento per tutte le vallate della provincia”. E per Andrea Gallorini “siamo ancora in tempo per ottenere un importante risultato, altre amministrazioni si sono già attivate, occorre instaurare con esse sinergia e unità di intenti”.
L’atto è stato approvato all’unanimità.
Con un atto di indirizzo firmato da Alessandro Caneschi, Giovanni Donati, Michele Menchetti, Francesco Romizi, Pd, Movimento 5 Stelle, Arezzo 2020 hanno chiesto alla giunta di rivedere la scelta di realizzare la nuova sede della polizia municipale nell’immobile di via Fabio Filzi e, nel caso non fosse possibile rescindere il contratto con la ditta aggiudicataria, di valutare la possibilità di destinare la struttura a servizi scolastici o sociali. “Per l’eventuale spostamento della sede della polizia municipale, deve essere dato mandato per uno studio di fattibilità riguardante l’area di via Tagliamento di proprietà del Comune”. In merito a questa soluzione perorata, è stato fatto notare “come si tratti di un’area di circa 18.000 metri quadrati dove sono ospitati alcuni uffici comunali oltre che magazzini e altri fabbricati pressoché vuoti. Via Tagliamento, a differenza di via Fabio Filzi, risulta a doppio senso di marcia. Sulla sua migliore logistica hanno convenuto anche gli agenti della PM. La nuova sede in via Fabio Filzi sarebbe un grave errore dal punto di vista della funzionalità, per ragioni di traffico, per una collocazione inadeguata e per mancanza di accessibilità. Non è con la presenza della PM che si può rendere una zona più sicura. La sicurezza dei cittadini si garantisce attraverso la programmazione e la collaborazione con gli altri corpi di polizia, sorvegliando e monitorando le zone dove si verificano reati con pattugliamenti a piedi e con mezzi di servizio. Via Tagliamento si presenterebbe infine come la soluzione adatta a risparmiare ingenti somme, destinabili così a piccoli presidi nei luoghi più soggetti a micro-criminalità, come ad esempio Campo di Marte. Una scelta nata in un contesto temporale diverso che andrebbe rivista riconoscendo un errore di valutazione”. Considerazioni fatte proprie da Giovanni Donati e Michele Menchetti: “se la scusa è risparmiare l’affitto pagato ad Atam per l’attuale sede di via Setteponti, poco più di 100.000 euro annui, serviranno 52 anni per pareggiare la spesa adesso preventivata, che è intorno ai 6 milioni di euro”.
Per Francesco Romizi “l’assenza del sindaco, il più forte promotore di questa soluzione, durante la discussione è grave e andrebbe sollecitata. La manovrina della giunta Ghinelli ha un importo inferiore a questa spesa”.
Marco Donati: “la scelta di quell’immobile non è delle migliori, lo hanno testimoniato anche alcune sigle sindacali di rappresentanza degli agenti che hanno sottolineato dubbi e criticità. Una valutazione complessiva andrebbe dunque fatta, muovendo dalla domanda: è la soluzione migliore per quel quartiere? Mi farebbe piacere sapere l’opinione degli assessori, in assenza del sindaco, e aprire una discussione sulla bontà di un investimento del genere dalle notevoli ripercussioni. Abbiamo parlato una settimana fa in questa assise di progetti e riqualificazione e vorremmo risposte che vadano in questa direzione”.
Sono intervenuti per la maggioranza Roberto Bardelli e Simon Pietro Palazzo. Il primo ha ricordato che “la virtuosità del Comune di Arezzo nella gestione finanziaria consente di aumentare la disponibilità del patrimonio immobiliare. Ricordo che andremo a pagare quest’opera con una cifra che prudentemente è stata già accantonata senza quindi mettere mano di nuovo alle finanze pubbliche o pregiudicare altri lavori. Occorrerebbe scindere una spesa da un investimento e qui stiamo parlando di un investimento, in grado di ricollocare un servizio nevralgico nel cuore della città”.
Simon Pietro Palazzo: “la guardia di finanza si muove da una caserma in via Garibaldi, a dimostrazione che è possibile realizzare strutture anche lungo direttrici stradali poste in centro. Difenderemo questa scelta e fare una questione sull’ubicazione della sede esula da considerazioni concrete e ci appare pretestuosa”. L’atto di indirizzo è stato respinto.
Sul trasporto pubblico locale e la gara toscana di assegnazione del servizio è intervenuto con una mozione Francesco Lucacci che ha ricordato il contenzioso nato a seguito dello svolgimento della gara stessa. “Si tratta peraltro di una questione molto attuale viste le recenti inchieste sopravvenute. La situazione che si è venuta a creare ha bloccato qualsiasi investimento e di conseguenza reca pregiudizio nell’erogazione di un servizio fondamentale per la comunità. Il trasporto pubblico locale rappresenta un asset strategico che tocca la vita degli utenti e dei cittadini e dunque richiede massime attenzione, prudenza e responsabilità, ora più che mai a seguito dell’emergenza pandemica che ha coinvolto il settore. Il rischio è che tale situazione riverberi i suoi effetti negativi anche su Tiemme e, con un effetto domino, in virtù delle relative partecipazioni, su Lfi e sul bilancio del Comune”. Lucacci ha dunque chiesto a sindaco e giunta di riferire sulla vicenda, di confrontarsi con Regione e Governo sull’aggiudicazione del servizio e sul contenzioso collegato, di sollecitare la Regione affinché intervenga per trovare una soluzione rapida ed efficace a tutela di utenti e lavoratori, di invitare la Regione a sospendere in sede di autotutela la procedura di assegnazione fino a quando non sia fatta chiarezza in sede penale e amministrativa e il contenzioso non sia definitivamente risolto. Fino a considerare l’ipotesi di un’eventuale nuova gara di assegnazione dopo l’annullamento della precedente. Ulteriore punto: chiedere al presidente regionale di rimodulare il Tpl alla luce delle esigenze post-pandemia emerse.
Per Donato Caporali il modello toscano “risulta comunque valido. Il contenzioso ha indubbiamente inciso ma il punteggio e il calcolo alla base dell’attribuzione della gara non sono stati messi in discussione nei vari ricorsi. Vorrei sapere qual è stata la posizione del Comune di Arezzo in sede di commissione permanente sul Tpl. In merito al dispositivo della mozione, credo sia prematuro chiedere la sospensione della gara. Occorrerebbe attendere le sentenze definitive prima di sollecitare eventuali provvedimenti”.
“La logica del ‘vasto’ a tutti i costi – ha sottolineato Roberto Bardelli – non ha condotto a economie di scala. In ogni ambito in cui si è concretizzata. La vicenda del Tpl è sintomatica di una guerra interna al Pd a cui abbiamo assistito. E attendiamo ancora il finale. In ogni caso siamo dinanzi a un diffuso atteggiamento ‘filo-francese’ che si manifesta in più occasioni: ricordo in tal senso anche la composizione societaria di Nuove Acque”.
La mozione è stata approvata.
Simon Pietro Palazzo ha chiesto di aderire all’iniziativa Milite Ignoto Cittadino d’Italia promossa dal Gruppo delle medaglie d’oro al valor militare d’Italia per conferire la cittadinanza onoraria al fante caduto nella Grande Guerra. “Il 4 novembre 2021 sarà celebrato il primo centenario della deposizione del milite ignoto nel sacello dell’altare della patria per cui l’auspicio è che per quella data sia concluso il percorso di assegnazione della cittadinanza onoraria aretina a questo soldato, simbolo di tutti i 650.000 militari italiani caduti, alcuni giovanissimi, nel corso di quel conflitto, dandone notizia al Presidente della Repubblica”. Palazzo ha fatto proprio un emendamento proposto da Alessandro Caneschi mentre giudizi positivi sulla proposta sono stati espressi da Marco Donati e Piero Perticai in sede di discussione e da Michele Menchetti, Andrea Gallorini, Valentina Sileno e Francesco Lucacci in sede di dichiarazioni di voto. L’atto di indirizzo è stato approvato all’unanimità.
Ilaria Pugi ha chiesto di aderire alla campagna di sensibilizzazione Signal for Help. “Un segnale di aiuto contro il femminicidio, terribile fenomeno che nel corso del 2020 ha toccato numeri impressionanti, i più alti di sempre. L’89% sono stati commessi in ambito familiare. Signal for Help è partito dal Canada e serve a identificare a livello internazionale un abuso domestico: si tratta di alzare una mano tenendo il pollice all’interno e chiudere su questo le altre quattro dita anche più volte. Chiediamo che sia realizzata una campagna di comunicazione per coinvolgere la cittadinanza e diffondere l’uso di questo segnale in ogni ambito e contesto”.
Angiolo Agnolucci: “il tema dovrebbe essere caro anche agli uomini, i responsabili di questo fenomeno che è un problema di sanità pubblica oltre che attinente alla difesa dei diritti umani. Traumi importanti li subiscono in queste circostanze anche i bambini. Ogni 3 giorni registriamo un femminicidio e nel triennio 2017-2019 le donne che hanno subito importanti lesioni a seguito di violenze sono state oltre 16.000, un dato peraltro sottostimato per mancate denunce”.
Valentina Vaccari, partendo dalla considerazione che occorrerebbe rivolgere particolare attenzione a centri come Pronto Donna che attuano un protocollo anti-violenza, ha proposto un emendamento che prevede l’impegno a pubblicizzare tali strutture e promuovere una campagna di sensibilizzazione per mettere l’opinione pubblica nella condizione di conoscere e fruire dei rispettivi numeri telefonici nazionali e locali. L’emendamento è stato fatto proprio dalla proponente. Sull’argomento sono intervenuti Alessandro Calussi, Piero Perticai e Valentina Sileno, denunciando il fenomeno nella sua gravità e rivendicando la bontà dell’atto di indirizzo. Per Donella Mattesini “il gesto in sé è importante ma non basta perché chi lo compie si aspetta poi che scatti un meccanismo di aiuto e sostegno. La richiesta di aiuto deve essere gestita affinché la vittima non corra più rischi”.
Per l’assessore Giovanna Carlettini la proposta introduce una forma ulteriore di sensibilizzazione che verrà promossa attraverso ogni canale istituzionale del Comune di Arezzo. Simon Pietro Palazzo ha ricordato l’universalità di questo gesto, semplice, che ciascuno può compiere ovunque e che contribuisce proprio a fare emergere violenze magari tenute nascoste. L’atto di indirizzo è stato approvato all’unanimità.
Una mozione di Fratelli d’Italia e illustrata da Renato Viscovo ha chiesto al sindaco di garantire l’utilizzo esclusivo della lingua italiana negli atti della pubblica amministrazione, in corrispondenza dell’anniversario principale che caratterizza il 2021, ovvero la celebrazione dei 700 anni decorrenti dalla morte del padre della lingua italiana, Dante Alighieri. Questo, per dare un segnale di attenzione alla nostra lingua, patrimonio da valorizzare e tutelare nel suo utilizzo anche nella terminologia amministrativa, e arginare l’uso di termini stranieri, specialmente derivanti dall’inglese, quando la corrispondenza italiana esiste ed è pienamente esaustiva. “Pronunciare una frase tipo ‘lavorare in smart working’ è proprio scorretto a livello filologico e ai fini dello studio della lingua. Proviamo a parlare in italiano e inserire alcune parole in inglese nella frase. Ci renderemo conto della sostanziale intraducibilità di quest’ultima”.
“Personalmente – ha aggiunto Roberto Bardelli – ho sempre parlato di ‘blocco totale’ invece che di ‘lockdown’. Mi pare un modo di fare, per lo meno, chiarezza”. Per Simon Pietro Palazzo “prendiamo atto che alcuni settori come la tecnologia e i social nascono in ambito anglosassone ma la ratio della proposta è favorire la scrematura di un eccessivo utilizzo degli anglicismi”.
Michele Menchetti: “se andiamo a vedere le iniziative di questa amministrazione annoto Back in Time, Arezzo Music Festival, Arezzo InTour. Mi pare che dei termini stranieri ne faccia uso. L’atto sembra dettato da forzato campanilismo”. Marco Donati ha rilevato che “abbiamo appena votato l’atto di indirizzo Signan for Help, ce ne saranno altri sulla struttura che definiamo ‘hospice’. Credo davvero che stiamo rischiando di utilizzare il tempo per una cosa difficilmente eseguibile”. Mattia Delfini ha ricordato come l’italiano nasca “prima come lingua scritta piuttosto che orale, dunque dalla letteratura e occorre ripartire dalla parola scritta, anche negli atti del Comune e senza cadere nella banalità, per riaffermarlo”. La mozione è stata approvata.
Atto di indirizzo di Scelgo Arezzo con cui viene chiesto a sindaco e giunta di sottoscrivere il protocollo d’intesa di Plastic Free onlus e di incentivare e promuovere le attività delle associazioni locali attive nella salvaguardia dell’ambiente. “La sottoscrizione del protocollo consentirebbe d’intraprendere un percorso per diventare, sotto questo aspetto, un Comune virtuoso. Il documento in questione permetterebbe infatti di lavorare d’intesa con le associazioni di volontariato nella raccolta delle materie plastiche abbandonate e nella sensibilizzazione dell’opinione pubblica. La plastica monouso, come noto, rappresenta la principale minaccia ambientale a livello planetario”.
“Avrei preferito – ha rilevato Roberto Bardelli – un atto di indirizzo che non facesse esplicito riferimento a un’associazione specifica ma spingesse la giunta a farsi capofila nella ricerca di soggetti disposti a portare avanti questa buona pratica”.
Michele Menchetti: “come Movimento 5 Stelle facciamo spesso iniziative volontarie per liberare la città dai rifiuti e dunque l’atto di indirizzo è uno stimolo importante per continuare a sensibilizzare in tal senso”.
Simon Pietro Palazzo: “il messaggio è condivisibile ma se Plastic Free è una delle tante associazioni perché scegliere proprio questa e non altre? Inviterei Donati a ritirare l’atto per riproporlo scevro da riferimenti specifici”. Anche Francesco Lucacci ha ribadito che occorrono “progetti più fattibili rispetto a questa adesione formale ed escludente”.
Per Egiziano Andreani “l’atto non convince perché non è la plastica ma chi la lascia in giro a dover essere punito”. Marco Donati ha proposto la soluzione di un emendamento per togliere ogni riferimento a Plastic Free onlus e nella nuova formulazione l’atto di indirizzo è stato approvato.
Atto di indirizzo del Pd illustrato da Angiolo Agnolucci per richiedere al sindaco di intraprendere ogni percorso istituzionale, in accordo con Regione e Asl, per giungere in tempi rapidi prima alla soluzione provvisoria per l’hospice, individuata ad Agazzi, al fine di riattivare completamente tutti i servizi di epoca pre-Covid, e successivamente a una soluzione definitiva sempre riguardo alla sua sede, nell’area del Pionta, con il coinvolgimento dei cittadini e delle associazioni, Calcit in primis. Operativo dal 2018, dell’hospice di Arezzo hanno fruito fino al 2020 circa 250 famiglie. “La dignità del fine vita è elemento costitutivo del servizio sanitario nazionale e per la sua qualità occorre recuperare tutti gli operatori sanitari già coinvolti per non disperdere le loro preziose professionalità. La definizione della vicenda sta profilandosi e lo registriamo con soddisfazione”.
Contenuto simile per un atto di indirizzo di Scelgo Arezzo che sollecita la riapertura dell’hospice accanto ad altre scelte strategiche per la sanità locale come il sopperire alle carenze di organico dell’ospedale, specialmente in anestesia-rianimazione e pronto soccorso, e il ridefinire il perimetro della macro Asl individuata dalla legge regionale. Marco Donati: “è innegabile che in questi mesi il personale sanitario ha dato grandi risposte e di questo lo ringrazio. Dobbiamo chiedere un surplus di attenzione da parte della regione, con la quale va instaurato un rapporto non conflittuale ma per sollecitare la presa d’atto che Arezzo ha dato molto in questi anni. La sanità è costituita dall’ospedale ma anche da risposte territoriali diffuse”.
Il vicesindaco Lucia Tanti: “l’incontro odierno con D’Urso ha dato esito soddisfacente. L’hospice ad Agazzi partirà nei prossimi giorni con 8 posti a disposizione. Il governo clinico, e questo è un elemento molto positivo, resta in capo alla unità di cure palliative. Lunedì 31 maggio ci sarà un sopralluogo della Asl presso gli edifici del Pionta mentre il 24 giugno seguirà la presentazione da parte dell’azienda del progetto definitivo di hospice al Pionta con l’indicazione di tempi e linee di finanziamento certe. La città ha dunque avuto una risposta. Atti di indirizzo approvati all’unanimità dal Consiglio Comunale, senza volere anticipare la volontà dell’assise che resta sovrana, darebbero ancora più forza”.
L’appello alla condivisione è stato fatto proprio da Simon Pietro Palazzo: “la finalità è alta e rilevo che Arezzo ha manifestato grande unità e questo ci ha fatto marciare più spediti”. Federico Rossi ha ricordato come la vicenda sia stata seguita fin da subito dalla Lega e “il recupero del patrimonio edilizio esistente al Pionta è una sfida da vincere per implementare i servizi sanitari a favore della popolazione”. Anche Iacopo Apa e Michele Menchetti hanno espresso giudizio positivo sul clima di condivisione instauratosi e Francesco Lucacci ha dichiarato voto favorevole “nell’auspicio che gli atti di indirizzo siano il miglior viatico per riconsegnare alla città un servizio importantissimo”.
Lucia Ralli: “l’hospice dà risposta a una parte dei malati terminali, gran parte resta invece a casa, a carico dei familiari e anche questi necessitano di risorse per l’assistenza. Atti congiunti che palesano una precisa volontà di tutte le forze politiche diventano importanti proprio in vista del loro reperimento”.
I due atti di indirizzo sono stati approvati all’unanimità.