Nicola Galloro
- Chi è Nicola Galloro?
Avvocato per tradizione, giornalista (sportivo) per passione.
- Quali sono i tuoi ricordi dei tuoi primi 10 anni e quali sono stati i tuoi giochi?
Ricordi molteplici e variegati. Tutti molto belli e piacevoli da ripercorrere. Dalle estive partite a bocce con mio nonno ai primi accessi al fiume per pesca di trote, la passione pianistica sorta a 3 anni, quella innata sportiva per le radiocronache con domenicali pomeriggi sempre sintonizzato alla radio, le frequentazioni assidue allo Studio professionale, la crescita scolastica presso le Suore di Carità. A queste, in particolare ad Una, debbo le mie conoscenze linguistiche italiane, gli aspetti sintattici, quelli grammaticali. Ricordo altresì le giornate intasate di impegni: asilo al mattino, primina privata al pomeriggio, cui aggiungere tutte le altre attività correlate. La frequentazione dell’ Oratorio dei Salesiani, con accessi in Chiesa al sabato prodromici all’ esibizione in coro della domenica. Tutti presupposti necessari per poi godere delle partitelle tra bambini prima del pranzo del giorno festivo. Tra i ricordi più singolari, una gita a Roma con le Suore con ospitata in Disney Club un sabato pomeriggio su Rai1: in quella occasione, all’ epoca schivo e quasi riluttante dinnanzi alle telecamere (con gli anni questa ritrosia sfumerà), assunsi il “ruolo” di cameraman.
Giochi: play-station naturalmente, Game Boy con immancabile Super Mario, prima ancora sapientino ed allegro chirurgo. Sono però quasi sempre andato alla ricerca di giochi sportivi.
- Cosa faresti per un mondo migliore?
Il mondo per essere migliore necessita di soldi. Non dico di parità, troppo utopistico, ma almeno non eccessiva disparità di ricchezza. Un tempo quando si parlava di mondo migliore ci si riferiva ad altri contesti ed ad altre aree geografiche. Oggi basta limitarsi all’ Italia, in cui già gli squilibri sono troppo vistosi. Una redistribuzione non è più eludibile. Semplice a dirsi, ma se si abbattessero le retribuzioni di calciatori, politici, medici, giudici, che ritengo sproporzionate rispetto ad un criterio di giustezza, forse qualche risorsa in più sarebbe disponibile. Non parlo degli avvocati perché le tariffe, oggi, non sono innalzate al pari delle altre professioni.
- Quali sono i tuoi hobby e le tue grandi passioni?
Il giornalismo sportivo innanzitutto, rectius le radiocronache sportive, specialmente calcistiche. Ho da sempre amato la radiofonia e la radio, anche se poi in video ci sono stato in parecchie circostanze.
In passato ho suonato, anche a discreti livelli, il pianoforte con partecipazioni e riconoscimenti in concorsi nazionali ed internazionali. Non ho proseguito purtroppo, è un mio grande cruccio.
Altra passione lo stare sedente dinnanzi al televisore a guardare film – commedie preferibilmente – e fiction. Ma è raro per ragioni di tempo, purtroppo.
- Che cos’ è per te l’ amicizia e la famiglia?
Un ambiente di intimità nel quale non si indossano maschere e ci si presenta per quello che si è, con tutti i limiti e le debolezze umane, senza forme di infingimento alcuno. E nel quale si offrono tutte le proprie risorse per il raggiungimento di sentimenti di soddisfazione ed appagamento reciproci ed intrinseci.
- Che rapporto hai con gli animali?
Ottimo. Tra i miei familiari, allo stato, tre gatti. Ho paura dei cani, ma in futuro ne vorrò uno per scacciare quelli che ritengo meri retaggi psicologici. Mai avendo subito traumi al riguardo.
- C’ è qualcosa che hai fatto che ricordi spesso?
Ripenso spesso criticamente al mio percorso di crescita. La musica, gli studi, l’ amore. Ho rimpianti ma non rimorsi, fortunatamente. Discretamente soddisfatto di quello che ho fatto sin qui, tra cui e con orgoglio anche attualmente rappresentare l’ Ordine Professionale del mio Circondario.
- Se non avessi fatto l’ avvocato cosa avresti fatto?
Il giornalista. Avrei frequentato le apposite scuole, corsi di dizione, conseguito l’ idoneità professionale, avrei meglio appreso le lingue.
- Qual è il tuo motto?
Non ne ho uno, per la verità. Motti e modi di dire li ho sempre schivati, se così si può dire. Un criterio guida al quale mi ispiro, però, è quello teatralmente e pittorescamente narrato dal compianto Faletti in Notte prima degli esami: L’importante non è quello che trovi alla fine di una corsa… L’importante è quello che provi mentre corri.
- Aggiungi qualcosa che non hai detto in questa intervista.
Parlo marzullianamente a me stesso. Ho detto che non ho rimorsi ma qualche rimpianto. Quest’ ultimo vorrei trasformarlo nell’avvenire in una ritrovata costanza nelle esercitazioni col pianoforte. Tra i miei sogni, un complesso musicale. Niente di impegnativo, però.