Francesco Pira
Chi è Francesco Pira?
Ho 55 anni sono sociologo e insegno comunicazione e giornalismo all’università di Messina. Sono giornalista da giovanissimo. Ho pubblicato diversi libri sempre legati all’ ambito della sociologia, della comunicazione e del giornalismo. Mi occupo di tre filoni di ricerca in particolare: la comunicazione pubblica, politica e sociale. Ho approfondito soprattutto il rapporto tra preadolescenti/adolescenti e le nuove e vecchie tecnologie. Mi interesso della trasformazione del giornalismo da analogico a digitale. Mi definisco, molto semplicemente, un artigiano della comunicazione. Un uomo che lavora tantissimo per cercare di raccontare l’evoluzione della comunicazione e che cerca di trasmettere i valori positivi sulla comunicazione e sul giornalismo alle giovani generazioni. Mi sono occupato di cyberbullismo, sexting e di violenza sulle donne e di fake news. Proprio su questi temi, negli anni, ho condotto delle battaglie. La mia grande passione è la scrittura.
Quali sono i tuoi ricordi dei tuoi primi 10 anni e quali sono stati i tuoi giochi?
Nei primi dieci anni della mia vita, anzi forse tredici, sono stato un bambino molto felice. Poi, a tredici anni, ho perso mio padre e da quel momento è cambiato tutto in peggio. Ho sentito molto la sua assenza. I miei primi dieci anni sono stati spensierati e ho davvero vissuto bene la mia infanzia. Mio padre e mia madre gestivano un negozio di tessuti e confezioni e quindi non erano sempre presenti, ma avevo un rapporto bellissimo con loro. Ho avuto un legame meraviglioso con mia sorella Rita e con lei ho condiviso buona parte della nostra infanzia e dell’adolescenza. Anni meravigliosi lo sono stati anche per la presenza dei miei nonni materni che si chiamavano Cettina e Totò. Due nonni fantastici che ho amato tantissimo. Avevo un rapporto meraviglioso con mia nonna e quando mi ha lasciato è stato un momento molto difficile e doloroso. Penso che i nonni rappresentino qualcosa di fondamentale nella crescita di un bambino ed io ero un bambino pieno di interessi. Mi piaceva moltissimo leggere e giocare. I miei giochi preferiti erano i trenini, le costruzioni e mi piaceva leggere Topolino ed ero abbonato al Giornalino. Insomma, un lettore attento e appassionato. Gradivo moltissimo la musica italiana o dei grandi gruppi stranieri. Una passione che poi ho coltivato anche nel corso della mia vita.
Cosa faresti per un mondo migliore?
Molto difficile capire cosa farei per un mondo migliore. Ogni giorno faccio qualcosa per cercare di cambiare quello che posso nel mio piccolo. Penso sia un contributo importante. Compio il mio dovere e faccio tutto con grande senso di responsabilità. In ogni circostanza cerco di essere leale e corretto. Questo penso di poter fare per un mondo migliore. Amo lavorare, e allo stesso modo combattere, contro ogni meccanismo di prevaricazione che non ho mai sopportato.
Quali sono i tuoi hobby e le tue grandi passioni?
Non ho tantissimi hobby. Mi piaceva tantissimo giocare a tennis, ma ho rallentato per problemi di salute. Adoro leggere tantissimo, vedere le serie televisive, coltivare le relazioni sociali e frequentare gli amici a cui voglio bene. Credo molto a quello che dicono gli antropologi che noi possiamo avere pochi amici nella vita. Quindi, io dedico il mio tempo agli amici a cui voglio molto bene specialmente quando questo si può fare e non c’è la pandemia.
Che cos’è per te l’amicizia e la famiglia?
L’amicizia credo che sia il valore più importante della vita. Insieme agli affetti più cari, e alla famiglia di origine, rappresenta un nucleo fondamentale. Gli amici sono quelli a cui confidi tutto e sono le persone da cui non vorresti essere mai tradito e che non pensi mai di tradire. Non sempre è così, perché ti illudi che alcune persone siano amiche quando in realtà non lo sono. Un meccanismo simile avviene con la famiglia con la differenza sostanziale che gli amici li scegliamo e la famiglia ce la ritroviamo. Pertanto, ti capita di andare d’accordissimo con alcuni famigliari e di andare meno d’accordo con altri famigliari. Il valore della famiglia per me è fondamentale. Proprio dalla famiglia traiamo i più grandi insegnamenti. Quando parlo di famiglia penso molto all’assenza di mio padre nella mia vita. Una perdita significativa che, ancora oggi, sento molto forte e vivo con dolore.
Che rapporto hai con gli animali?
Ho avuto da ragazzo un pastore tedesco. Eravamo in simbiosi. Poi è morto per una brutta polmonite. E’ stato terribile perdere il “mio migliore amico”. Da allora ho deciso di non avere animali. Sono allergico al pelo dei gatti anche se mi piacciono. Ho un buon rapporto. Mi piace molto osservarli e studiarli. Ho letto parecchi studi sulla comunicazione degli animali molto interessanti.
C’è qualcosa che hai fatto che ricordi spesso?
Ce ne sono tante. Ma soprattutto sono legate alla mia vita personale e al lavoro. Ricordo un’esperienza da ragazzo di volontariato accanto ai diversamente abili. Le mie trasmissioni alla radio. Il mio primo telegiornale in tv. Il mio reportage in Iraq o l’intervista a Rosa Balistreri. Il mio primo libro.
Se non avessi fatto il professore cosa avresti fatto?
Volevo fare il giornalista e l’ho fatto, poi ho scoperto la passione per l’insegnamento e sono riuscito a realizzare questo sogno. Da bambino volevo fare il dentista o l’ingegnere meccanico. Ma quando ho iniziato a fare radiocronache o a scrivere per un giornale non ho avuto dubbi. Amo molto la sociologia è insieme al giornalismo il mio grande amore.
Quale il tuo motto?
Ce ne sono vari: quando ti serve una mano da qualcuno guarda in fondo al tuo braccio. O anche : a volte gli uomini vedono le cose e si chiedono perché: io sogno le cose come non sono mai state e mi chiedo : perché no? Il primo è un proverbio cinese. La seconda una frase usata da J.F. e da Bob Kennedy. Ma il mio vero motto è: “il potere è fare le cose per gli altri” l’ho imparata da un prete cristiano caldeo in Iraq.
Aggiungi qualcosa che non hai detto in questa intervista?
Ho detto tantissimo di me in questa intervista. Chissà se mai qualcuno perderà tempo a leggerla….